Eppure da piccoli eravamo tutti Juventini di Marco Alessio Signò

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Titolo: Eppure da piccoli eravamo tutti Juventini ovvero tetralogia H
Autore: Marco Alessio Signò
Editore: A.CAR.
Formato: brossura
Pagine: 233
Prezzo: 15€

In uscita il 6 aprile 2013

Ciao a tutti amici lettori =)
Oggi vi comunico una bella notizia: sono entrata a far parte del team de Il libro del martedì, composto da ragazze come me che recensiscono libri sul proprio blog o su youtube (anzi, youtube per la maggior parte di noi!).
Ci trovate qui alla pagina Facebook -> http://www.facebook.com/home.php#!/pages/Il-libro-del-Marted%C3%AC/494489300607426
E qui su youtube -> https://www.youtube.com/channel/UCux7IiRHnGABkUvt-42rKrw/videos
Ma passiamo subito alla recensione di oggi!

 

Sul retrocopertina:

Le psicosi, in fondo, non sono altro che delle paure o delle angosce, stati di panico o di ansia non giustificate che, elaborate nel modo giusto, un poco alla volta, possono essere affrontate e superate e quindi definitivamente sconfitte… e noi le abbiamo sconfitte!

La quarta di copertina:

Il romanzo è suddiviso in quattro storie legate fra loro, dove i protagonisti sono dei ragazzi diversamente abili: Gabro, Fabro, Francescone, Bruno, quattro stupendi personaggi per delle vicende davvero coinvolgenti.
Tutto è narrato in un contesto di ironia dove l’autore cerca di mettere in mostra il lavoro di integrazione che il docente svolge con questi ragazzi nell’ambito scolastico ma non solo. Le prime tre parti del romanzo sono molto coinvolgenti anche dal punto di vista emotivo e riescono a catturare la curiosità del lettore divertendolo: fanno pensare, ma fanno anche molto sorridere. La quarta parte parla dell’esperienza alle finali italiane studentesche di nuoto di Lignano Sabbiadoro di tre ragazzi alla ricerca di medaglie di cui essere fieri, ma anche di tanto divertimento.
Lo scrittore dribbla con intelligenza nella narrazione intervenendo, a volte, con delle eloquenti considerazioni personali e la tecnica di narrazione adottata dall’autore arricchisce e stimola la lettura per chi cerca qualcosa di sostanzioso e mai banale, lasciando, come spesso gli capita nei suoi romanzi, lo spazio tra la prosa anche a qualche verso di ottima poesia.
Dal romanzo escono delle accattivanti figure di protagonisti: i ragazzi diversamente abili ai quali è lasciato tutto il tempo per raccontarsi ed essere raccontati, attraverso tanta umanità e simpatia, senza mai cadere in inutili e banali luoghi comuni.
Nella quarta parte del romanzo c’è tempo per una coinvolgente storia d’amore fra i due insegnanti che hanno accompagnato i loro allievi alle finali nazionali dei giochi studenteschi, e il lettore rimarrà col fiato sospeso fino alla fine, per sapere se questa loro intensa relazione, avrà oppure no un lieto fine.

 

Allora ragazzi! Vi dico immediatamente che per me è difficile scrivere questa recensione perché ho davvero troppe cose da dirvi! Sicuramente mi sfuggirà qualcosa.

L’autore ha il merito di aver fatto una bella scelta.
La tematica infatti è improntata sulla diversità nelle scuole; stiamo parlando di diversità psichica che poi ha tutta una serie di conseguenze su un piano strettamente personale ma anche su quello sociale.
La scelta di questo tema è sicuramente alternativa, laddove adesso sta andando di moda un genere letterario del tutto diverso, che possiamo identificare nell’erotico.
Il merito di questo autore è quello di aver portato al pubblico delle storie reali, vere, in alcuni punti anche commoventi e di averci fatto “toccare con mano” alcune esperienze, che molti di noi (fortunatamente o sfortunatamente) non si ritrovano a vivere.

Ho apprezzato tanto la passione, abbastanza evidente, del professore (che è la voce narrante). Altro apprezzamento che ho da fare è sul tentativo di poesia, non possiamo di certo definirla ottima!  Su questo punto mi spiego meglio, dicendovi che questa quarta di copertina ed anche ciò che vi è scritto sul retro, sviano un bel po’ da quello che è in definitiva questo romanzo.

Esso aveva molte potenzialità, avrebbe potuto essere un cinque stelle, ma purtroppo è entrato nella mia classifica di: libri che avrebbero potuto lasciarti qualcosa ma che invece non l’hanno fatto…o l’hanno fatto male! Direi che mi trovo a metà tra le due opzioni.
Ciò che a parer mio “rovina” il libro è proprio lo stile dell’autore. E’ molto semplice; avrebbe anche potuto essere una lettura piacevole ma la scrittura è realizzata a singhiozzo, caratterizzata da frasi e parole in grassetto (si poteva evitare); vi è una ricorrente esclamazione (bah!) che risulta fastidiosa. E molte frasi e periodi mi hanno lasciata perplessa sia dal punto di vista sintattico che grammaticale.

Molti concetti sono davvero profondi, ma non sono per niente eloquenti…sembrano lasciati lì lì a marcire, in un contesto in cui sembrano davvero fuori luogo. Molte frasi sono scontate e superficiali. Le ripetizioni sono quasi infinite, come questa: sono contento che tutto proceda secondo i miei piani / che vada tutto liscio come l’olio ecc.
A volte mi è risultato difficile continuare la lettura ma mi sono spinta oltre perché ne volevo sapere di più su questi protagonisti, che sono davvero belli, ma che marciscono anche loro tra le righe…

Ritornando allo stile di scrittura, non mi risulta per niente ironico. Dal mio punto di vista è semplicemente uno stile che riflette l’ottimismo della voce narrante.
Insomma, avrebbe potuto essere scritto in maniera migliore ma, forse, questa era l’unica via possibile di stesura per un libro che non vuol essere un serio resoconto sulla vita di questi ragazzi, quanto un percorso didattico, vissuto in primo luogo dal professore stesso.

Che dire? Le mie aspettative erano ben diverse. Mi aspettavo qualche descrizione e riflessione (anche seria) in più, sul bambino diverso psichicamente. Volevo conoscere, magari, in che modo questi ragazzini riescono a comunicare e a trasmettere le loro più profonde emozioni. Ma tutto questo non l’ho avvertito. Forse è un compito troppo difficile? Questo non saprei dirlo.
L’unico spunto riflessivo che si salva è quello sull’importanza della parola per un bambino con problemi cognitivi. Ecco che lì la parola fa miracoli: il potersi raccontare, il poter esprimere quello che si prova dentro. Questa è stata l’unica cosa che mi ha fatto pensare veramente. Lo psicologo, d’altronde, è noto come colui che applica la cura della parola e questo è vero. Le parole hanno un potere immenso sugli adulti, immaginate sui bambini!? I bambini attraverso le parole, le cose che noi gli raccontiamo, apprendono! E su questo basano la loro conoscenza sia implicita che esplicita. Pensate che imparano anche a regolare le loro emozioni!
Ora, non voglio andare off topic e per oggi mi fermo qui. Presto comunque tornerò a parlare di questo argomento.  
A questo punto penso d’aver detto tutto. Il mio voto finale è di due stelline.
Alla prossima recensione =)

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2 risposte a Eppure da piccoli eravamo tutti Juventini di Marco Alessio Signò

  1. marco signò ha detto:

    da autore del libro non mi trovo per niente d’accordo con lei: le molte persone che l’hanno già letto sono rimasti molto soddisfatti e il libro è piaciuto molto. cmq ogni interpretazione è personale: e si vedrà quello che poi sarà la storia di questo romanzo!

    • ladamagrigia ha detto:

      Nel bene o nel male se ne sta parlando, no? Penso che questo la interessi in maniera particolare.
      Comunque vado controvento rispetto alle offese che ho ricevuto da lei su facebook, e le auguro buona fortuna per il suo libro.

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